Il monte Capreo

Racconto di un "fortuito" anello sui monti Lepini


La presenza di neve non è un evento così frequente sui Monti Lepini e quando accade vale la pena andare a visitare queste montagne nella bianca ed inconsueta veste invernale. La traversata del Monte Capreo è una buona occasione per conoscere i tratti caratteristici di questo gruppo montuoso che, pur se di media altitudine, alterna paesaggi aspri e rocciosi modellati da un profondo carsismo ai fitti boschi dentro cui si snodano comodi sentieri, sempre accompagnati da una segnaletica costante che infonde sicurezza agli escursionisti .. e poi la vicinanza del mare da un tocco di vera unicità. La traversata proposta richiede di avere a diposizione due auto per evitare di percorrere al ritorno un tratto di asfalto abbastanza lungo oppure, come è stato nel mio caso, incontrare in vetta altri camminatori saliti dal versante opposto della montagna e che gentilmente ti danno un passaggio per rientrare al punto di partenza!! L’escursione prende avvio poco dopo essere usciti dall’abitato di Carpineto Romano; lungo la strada che sale al Piano della Faggeta, in corrispondenza di una stretta curva dove si trova un grande fontanile in pietra con a desta un’ampia strada sterrata al cui inizio si può parcheggiare. Ci si avvia lungo la sterrata che sale con pendenza graduale, all’inizio tra coltivi e recinti di animali e poi in un ambiente via via più isolato e tipicamente montano con begli affacci sulla conca di Carpineto; si prende quota senza fatica fino a raggiungere con qualche chilometro di cammino alcune antenne di impianti radio dopo di che la strada torna in piano ed in breve si arriva al Passo della Fota dove il panorama si apre verso il mare e con una notevole visuale verso gli Ernici ed i Simbruini. Il Passo della Fota è tra i più importanti dei Monti Lepini mettendo da sempre in comunicazione i due versanti di queste montagne, quello dalla parte della piana di Norma con quello più all’interno della conca di Carpineto; ed anche questo luogo, come ogni valico storico di montagna, trasmette una certa suggestione al pensiero della moltitudine dei viandanti che nel corso dei secoli vi sono transitati trasportando con sè le merci da scambiare nei mercati o guidando gli armenti alla ricerca dei pascoli migliori nell’alternarsi delle stagioni. Dal valico puntando in direzione sud-est si inizia a salire la dorsale che conduce al Monte Capreo con un lungo tratto in cui si alterneranno ampie radure con affacci verso l’Agro Pontino a rade macchie di faggi; superata una costruzione ad uso pastorale e qualche recinzione il percorso esce dalla macchia e diviene molto bello reso, reso solo un pò scomodo nella parte iniziale per via del fondo costellato di rocce affioranti in cui non vi è un vero e proprio sentiero da seguire ma comunque sono frequenti i segnavia a terra che indicano l’itinerario migliore da seguire. Superati i 1200 metri di quota ci si porta definitivamente a cavallo del crinale dove si prosegue con qualche sali-scendi fino a portarsi sotto l’impianto sommitale della Croce di Capreo; l’ultimo tratto è in discreta salita e si rientra in un fitto bosco di faggi dove la cresta diviene più stretta e marcata per poi uscire allo scoperto proprio sotto la monumentale croce di vetta: dalla cima si ha un gran panorama in ogni direzione e merita senza dubbio dedicare del tempo a concedersi una sosta di riposo per il fisico e per lo spirito. Per proseguire nella nostra mini-traversata si riprende a seguire i segnavia in direzione sud-est avviandoci sulla dorsale sommitale del Monte Capreo che si allunga pianeggiante all’interno del bosco dove oggi si procede in un manto nevoso discretamente profondo tanto che si ha l’impressione di trovarsi a ben più elevate quote; giunti nei pressi dell’elevazione più meridionale e più elevata del Monte Capreo inizia la discesa verso l’ampia sella di quota 1.300 circa che fa da spartiacque tra il Capreo ed il Semprevisa aggirando dapprima una dolina e poi procedendo per comodo sentiero sul fianco della montagna sino a guadagnare il fondovalle. Giunti alla sella si scende per prati verso l’imbocco del Fosso di Acqua Mezzavalle, una stretta forra immersa nella faggeta che rapidamente scende di quota sino ad affacciarsi sopra il Piano della Faggeta e poi con un ultimo tratto di panoramico sentiero si raggiunge il pianoro al termine della nostra camminata. La valutazione complessiva di questa escursione è sicuramente positiva per la varietà degli ambienti che si attraversano che per le remunerative visuali verso il mare: si tratta di circa 14 chilometri con un dislivello complessivo in salita di poco superiore ad 800 su terreni con pendenze abbastanza costanti e quindi poco faticose.